Noi tessili - il sonar
Diciamo che per meglio distinguere le storie da tecnico nel meccanotessile dalle storie da roboticista ne ho inventato un nuovo titolo, lentamente lo cambio a tutte le storie "tessili"
Scrivevo tempo fa che qui da $il gatto e la volpe associati$ non è che si avesse una grande conoscenza della tecnologia del tessuto; o forse la si aveva, ma come certe malattie: se le conosci le eviti!
Comunque io e $cagadubbi$ ci ingegnavamo per capire come mettere in servizio al meglio le macchine che sfornavamo; non sempre con risultati pessimi.
Dopo molto pensare abbiamo capito cosa serviva il comando "speed multiplier" della $macchina del giudizio universale$, presso $cliente vicino$, della volta di "moltiplica per moltiplica"
Occhio che la teoria è piuttosto avanzata (in avanzato stato di decomposizione, intendo):
la macchina è divisa in due:
un sanfor che restringe il tessuto e una calandra che ne termina la lavorazione
Allo scopo di ottenere il massimo restringimento l'idea sarebbe di "caricare" abbestia il sanfor e poi agendo continuamente sul comando far si che la calandra se ne prenda la giusta quantità
Seguitemi che è cervellotico:
1 - Si carica da bestia il sanfor, e si lavorano 10 metri in un minuto
2 - il tessuto esce dal sanfor, ma non ne escono 10 metri, ma per esempio solo 9
3 - quindi il restringimento è del 10%
4 - adesso bisogna "togliere" 10 da cento, e fa 90
5 - e "scrivere" 90 nel comando moltiplicatore di velocità
6 - si "spera" che la calandra si "mangi" 9 metri di tessuto al minuto,
senza ne tirare il tessuto perdendo restringimento,
ne lasciarlo "penzolare" che poi tocca il pavimento e si sporca
Funziona questa cosa?
funzionerebbe certamente, se l'operatore "sapesse" di quanto si è ristretto il tessuto
Ma siccome non lo sa: perché per saperlo bisogna portarlo in laboratorio...
Avete già capito da voi che la cosa è bacata dal principio
E quindi arriva la seconda idea:
Si regola il moltiplicatore ad un valore "verosimile"
poi l'operatore sta costantemente a vedere se il tessuto forma un ansa, e allora la calandra è troppo veloce: abbassa un po'
oppure se il tessuto tira, e allora spinge un po'
Insomma, nemmeno nel XVII secolo avevano una tecnologia così avanzata: intendo avanzata dal XVI
Ovvio che $cliente vicino$ si lamentava spesso,
e una bella volta "l'ufficio tecnico" della ditta ha avuto una pensata geniale:
Invece di mettere un operatore in carne ed ossa a misurare l'ansa del tessuto, mettiamoci un automatismo:
Un "ballerino" (questo è il termine tecnico) ovvero un rullo che rimanga appoggiato nell'ansa che forma il tessuto, se sale o scende un sensore regola il moltiplicatore di velocità
Due problemi: uno concettuale: il peso del ballerino tira comunque il tessuto, e questo non si voleva
Il secondo invece più pratico: la banda di "stonati" che ci fornisce l'elettronica ha messo le uscite dei due regolatori di velocità in parallelo, ovvero ha cortocircuitato i due generatori equivalenti
non andava una cippa e c'è voluto che glielo dicessi e poi glielo spiegassi coi disegnini; e io sono il perito elettrotecnico, gli ingannieri elettronici sono loro.
Rimane il primo problema: il cliente non vuole un ballerino, perché pesa e tira il tessuto, se non è perfettamente liscio e cromato lo segna pure, e il tessuto segnato è da buttare.
Ma sopratutto perché ha pagato la $macchina del giudizio universale$ uno sproposito, proprio perché avendo il moltiplicatore di velocità avrebbe evitato certe soluzioni
oramai anacronistiche, che noi abbiamo superato da tempo e la concorrenza non riesce a copiarci
(sono parole di $furbone$, che prima vende la luna e poi tenta di consegnare una fetta di gruviera)
Ecco la soluzione (già pronta) del nostro ufficio tecnico:
"Mettiamo un sonar", che sente l'ansa del tessuto e dalla distanza dell'ansa
facciamo tutti i calcoli in tempo reale e regoliamo le macchine per il miglior risultato
Pronti per la prossima puntata?
Arriverà!!
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